Il settore dell’hospitality (e nella fattispecie quello degli alberghi) ha tantissimi punti in comune con quello ospedaliero. A partire dall’etimologia della parola: entrambe infatti derivano dal termine latino hospitale inteso come luogo destinato ai forestieri.
E in effetti, a pensarci bene, la funzione per entrambi è accogliere persone che non appartengono a quel luogo, ma che per quel luogo devono transitare. Chi per ricevere cura, chi di passaggio o per piacere.
Nella progettazione di ospedali spesso si fa riferimento ai “servizi alberghieri” per indicare tutte le componenti che non riguardano la parte strettamente medica. In fase di progettazione, è proprio all’hotel che ci si ispira. Si pensa infatti al miglior comfort da offrire ad un paziente durante il suo periodo di degenza.
Inoltre entrambe sono strutture ad alta frequentazione, con quotidiani flussi di ospiti in arrivo e in partenza e con flussi di merci/beni con un percorso dedicato. Sono entrambe caratterizzate dalla presenza di camere dedicate e da una consistente parte di spazi logistici e di servizio.
Questi “fanno funzionare” l’intero sistema, grazie, ovviamente, al lavoro del personale, presente a turni in modalità continuativa.
Inoltre (e questo per me è un aspetto cruciale), sia l’ospedale che l’albergo sono luoghi votati alla ricerca della cura di chi vi sosta. Per questo salute e benessere sono per entrambi elementi fondanti di entrambe le realtà.
Modelli di turismo
Premetto che in questo articolo riporto alcune considerazioni su alcuni modelli di turismo. Questi modelli hanno caratterizzato la dimensione vacanziera italiana negli ultimi decenni, le strutture atte ad accoglierli e le ricadute sul tessuto urbano.
Non è una lista esaustiva, perché di fatto i motivi, i modi e i tempi in cui si viaggia sono svariati e innumerevoli quanto lo sono i viaggiatori di questo mondo!
Mi limito quindi a riportare alcune considerazioni su modalità e tendenze che hanno caratterizzato il nostro panorama vacanziero. Riporto inoltre quelle che sono state le ricadute sul paesaggio, sul territorio e sul modo di trascorrere le vacanze.

Strutture ricettive: varie tipologie di ambienti hospitality
Le strutture ricettive possono essere di varie tipologie e classificate di conseguenza. Una prima distinzione si può operare in relazione a:
- le dimensioni (dai mega alberghi di 200/300 camere, ai bed and breakfast di poche unità);
- la localizzazione (un hotel in genere si trova in città o nell’immediata periferia, un agriturismo in un contesto più naturalistico);
- i servizi offerti, che dichiarano marcatamente la vocazione principale della struttura (come ad esempio i Wellness Hotel, i Family Hotel, etc).
Queste classificazioni sono vere a grandi linee: negli ultimi anni si è ampliata moltissimo la gamma delle attività ricettive, sia per tipologia che per servizi. L’equazione “hotel piccolo= servizi solo essenziali” è stata ormai superata. Questo perché negli anni è cambiata fortemente la richiesta, è cambiato il turista, è cambiato ciò che si cerca da un’esperienza di viaggio.

Hotel: come è cambiato il concetto di ospitalità
Una certa fetta di turismo vive la vacanza ancora come 40 anni fa. Le ferie stabilite in luglio o agosto, l’albergo in una località turistica mondana o frequentata, con accesso a servizi inclusi nel pacchetto (la convenzione alla spiaggia dell’albergo o alla piscina della struttura). Da questo al “villaggio vacanza” il passo è breve. Qui aumenta l’area destinata ai servizi e, con questa, anche l’effetto di “isola felice” completamente avulsa dal contesto e dal paesaggio circostante.
Il nostro territorio è costellato di aree turistiche, sorte dagli anni del boom economico in poi e che rappresentano un “trionfo del tempo libero” 1 per il turismo dei lavoratori benestanti.
Perché queste operazioni sono state criticate negli anni? Innanzitutto perché queste aree non si integravano nel territorio, né avevano molto a che fare con il paesaggio. La realizzazione di questi complessi alberghieri rispondeva a un’esigenza, quella di vacanze e divertimento, espressa dalla società di massa. Non veniva però declinata nella specificità del contesto. In Italia (e non solo, perché questo fenomeno ha coinvolto tutti i posti in cui il mondo occidentale ha deciso di “fare turismo”) ha dato forma a dei “non- luoghi” con caratteristiche simili fra loro.
La tipicità del territorio è spesso snaturata e riproposta come stereotipi, dall’arredo ai “piatti tipici” che di autentico hanno ben poco. Un altro motivo per cui sono stati contestati, riguarda anche la loro vocazione prettamente stagionale. Infatti queste aree molto vive e animate durante l’alta stagione, diventavano poi scenari di una devastante desolazione.
Inoltre, spesso queste strutture erano legate ad iniziative immobiliari con esito non lineare. Erano facilmente soggette a fallimenti e diventando così veri e propri villaggi fantasma, facile preda del degrado.
Negli anni il turista ha cominciato a percepire un nuovo modo di fare vacanza, caratterizzato da un rapporto più immersivo nel paesaggio e nel tessuto urbano delle località. Le esperienze hanno cominciato ad essere un elemento centrale della vacanza. L’obiettivo è di connettersi col territorio scelto, lontano dai circuiti turistici tradizionali.
Le strutture che promuovono questo tipo di attività sono svincolate dagli aspetti dimensionali (possono rispondere a questo tipo di esigenze sia i grandi hotel che i B&B). La chiave vincente è proprio la connessione con il territori. Conta la possibilità di entrare in sintonia con gli aspetti più veraci del territorio e del paesaggio, della storia e tradizione, della cucina, dell’artigianalità.
Il viaggio e la vacanza sono diventati momenti “arricchenti”. Il riposo non è più l’unico obiettivo. Si cercano vacanze da cui tornare con un bagaglio incrementato di ricordi, know how, conoscenze in grado di farci tornare alla nostra vita di sempre migliori di come siamo partiti.

Hotel e benessere: un binomio inscindibile
Tanto trascurato e ignorato nella nostra quotidianità (purtroppo), quanto sentito come esigenza e priorità durante le vacanze: il benessere è il vero focus quando si decide di prendersi una pausa. Potremmo (anzi dovremmo) riflettere molto su questo aspetto che caratterizza la nostra società ed estendere, per quanto possibile, il concetto di benessere ben oltre i confini del tempo che ci concede la quotidianità.
Nel frattempo, però, è anche necessario prendere atto che se la ricerca del benessere è massima durante le vacanze, allora i luoghi deputati alle ferie devono essere strutturati per creare condizioni di relax e rigenerazione.
I servizi offerti possono essere diversi a seconda di vari fattori (la localizzazione dell’albergo, la dimensione, la vocazione della struttura, la presenza o meno di aree esterne e collettive). Rimane però importante che dentro e fuori dalle camere ci sia l’attenzione e la cura a creare le condizioni per il benessere.
Anche questa volta: non c’è un singolo fattore a dare benessere, ma è un insieme di aspetti a dare qualità. Partiamo ad esempio dal caso di un agriturismo in collina: il punto forte della struttura e l’elemento generatore di benessere per chi desidera una vacanza in questo contesto è proprio il paesaggio.
Va da sé che la struttura dovrà creare continuità con il contesto, facendolo “entrare” nell’albergo tramite finestre, ampie aperture, terrazze o cortili.
Allo stesso tempo, chi sceglie questo tipo di vacanza, avrà probabilmente il desiderio di dimenticarsi per un po’ della vita urbana, di rinunciare a doversi spostare con l’auto e a tutto ciò che evoca il contesto cittadino, senza con questo rinunciare alla possibilità di esplorare il territorio. Pertanto, la possibilità di intraprendere percorsi naturalistici partendo dal luogo scelto o di connettersi ai borghi limitrofi in una rete di spostamenti che non contemplino necessariamente l’uso della macchina (ma che siano raggiungibili ad esempio tramite bici o bus), è sicuramente un agevolatore del benessere per questo tipo di vacanza.
Nel caso di un boutique hotel cittadino, invece, cambia il target della clientela e le esigenze di viaggio. Si viaggia in una città per lavoro o per brevi periodi alla scoperta di ciò che la città offre. Quindi il punto centrale del benessere sarà proprio la connessione con il contesto urbano, sia in termini di spostamenti, sia per la possibilità di conoscere e vivere il territorio, come un autentico cittadino farebbe.
Anche in questo caso, la localizzazione è molto importante e un posizionamento in una zona strategica fa già molto. Allo stesso tempo però è importante che tutto il linguaggio dell’albergo parli della città, della sua storia e delle sue tipicità.
Quindi, anche se si tratta di una catena di alberghi, con caratteristiche standard ripetute a livello internazionale, è comunque importante che ogni sede abbia un’immagine che in parte rispecchi le peculiarità del posto (ovviamente in modo autentico e attento, senza rievocare falsi cliché…).
Ancora diverso è il caso delle strutture votate al wellness (spa, trattamenti). Qui il benessere è il vero focus della vacanza. Le aree dedicate al benessere sono il vero core dell’edificio e a queste deve essere dedicato lo spazio e la cura progettuale adeguata (nonché frequente manutenzione, aggiungo, per l’utilizzo intensivo a cui sono sottoposte).
Ovviamente queste aree devono essere caratterizzate da un’estrema attenzione alla funzionalità, all’ergonomia. Anche il loro dimensionamento deve essere adeguato ai flussi attesi (esattamente come un ospedale, per tornare al discorso di partenza).
Ovviamente centrale è anche l’impatto estetico, dato dai materiali, dalle luci, dall’appeal che una buona architettura emana. Anche la bellezza è funzionale al benessere. Per di più è ciò che maggiormente si cerca in una vacanza per immergerci in un contesto stra-ordinario che lascerà in noi un ricordo piacevole anche una volta tornati nella nostra quotidianità.

- https://www.domusweb.it/it/architettura/2021/07/22/i-villaggi-turistici-come-trionfo-del-tempo-libero-.html ↩︎