Premessa
Negli ultimi anni il “lavoro da casa” è diventato una realtà frequentissima.
Durante la pandemia ci siamo trovati improvvisamente di fronte a questa modalità nuova (e purtroppo, all’epoca, necessaria). Ma, dopo un primo momento di assestamento, per molti di noi si è rivelata non solo accettabile, ma addirittura vantaggiosa!
Abbiamo scoperto che possiamo essere produttivi senza timbrare un cartellino e che il tempo risparmiato evitando gli spostamenti può essere utilizzato in modo più favorevole (per non parlare delle consequenze di questa scelta sull’impatto ambientale).
Non è applicabile a tutte le professioni, ma per alcune (lavori da ufficio, libere professioni…) è una realtà che esiste e continua tutt’oggi.
Ma per essere realmente produttivi, c’è bisogno che l’ambiente in cui lavoriamo ci metta nelle condizioni di esserlo effettivamente!
Molti di noi lavorano dai tempi della pandemia in assetto disorganizzato e poco stabile, aprendo il portatile di volta in volta sul tavolo del soggiorno o sulla scrivania condivisa con i figli.
Questo non va bene: anche se lavoriamo da casa il contesto deve garantirci sicurezza.
Per essere efficienti e concentrarci sul nostro lavoro dobbiamo essere sicuri del contesto: sicuri che aprendo un certo cassetto troveremo la cancelleria o che se la batteria si scarica potremo attaccarci alla rete senza bisogno di prolunghe.
In altre parole, il contesto non deve rappresentare un problema o una preoccupazione, ma deve permetterci di attivare degli automatismi affinchè possiamo dedicare la nostra attenzione al focus del nostro lavoro.
Per questo è importante che chi lavora da casa abbia un posto definito in cui operare: questo posto ha un nome e si chiama home office.
E ti posso aiutare a realizzarlo nelle modalità giuste e perché sia perfetto per te e la tua casa!

Home office: analisi delle esigenze
Innanzitutto è importante partire dalle nostre esigenze e capire di cosa è fatto il nostro lavoro e di quali strumenti necessita quotidianamente.
Ci sono numerose professioni in cui basta una connessione internet, un dispositivo mobile (tipo tablet o telefono) e un’agenda per prendere appunti.
Ci sono professioni (come la mia) in cui è necessario un computer fisso, con uno schermo che permetta una buona visibilità, una stampante A3 e spazio per lavorare con disegni e carta da lucido.
Capite che ci troviamo in condizioni di esigenze diverse: se nel primo caso l’home office è fondamentalmente un piano di appoggio dotato di seduta e un cassetto per riporre la poca attrrezzatura, nel secondo invece è uno spazio più strutturato in cui alloggiare in modo permanente alcune strumentazioni.
Ho pensato di trattare in diversi articoli le due tipologie di home office, per permettere a ciascuna categoria di professionisti di trovare soluzioni adatte al proprio caso.
Questa settimana partiamo dalla categoria “light hardware”, ovvero di chi necessita di strumentazione leggera e uno spazio di appoggio contenuto.

Home office per light hardware
Chi lavora con un apparato tecnico “light” lavora in modo più agile e su spazi contenuti.
In questo caso le possibilità di appoggio sono molte e facilmente realizzabili.
Di fatto, per un piccolo portatile/ un tablet e un’agenda, bastano:
- un piano di lavoro profondo 40/45 cm
- una sedia
- una fonte luminosa in prossimità
- una presa elettrica in prossimità
La situazione è più favorevole quando si ha la possibilità di intervenire mentre la casa è ancora un cantiere, sia per le predisposizioni elettriche, sia per l’integrazione con il resto dell’arredamento. In ogni caso, sono interventi che non comportano grandissime modifiche e che vale sempre la pena realizzare, per avere un posto sicuro e sereno che sia solo nostro.
Home office integrato nell’arredo a vista
In questo caso il piano di appoggio esiste, è permanente ed è sempre visibile. Ma, facendo parte di una composizione studiata a priori, la scrivania si integra nell’insieme perfettamente.
Mi piacciono molto in soggiorno i mobili tv in cui è presente una “lunga mensola” o una “lunga cassettiera” posizionata alla giusta altezza (70/ 75 cm da terra) e che all’occorrenza si trasforma in scrivania.

Un’altra possibilità di integrazione riguarda invece l’armadio, in cui il piano di lavoro può inserirsi come come un modulo a giorno per spezzare la continuità delle ante chiuse.

In alternativa, la scrivania può giocare come un “piano che si innesta” tra i moduli dell’armadio per poi trasformarsi in piano di lavoro.

Home office nel guardaroba: il wardrobe study
Wardrobe study, Closet office (detto anche “Cloffice”), hidden office…ho scoperto che ci sono più modi per chiamare questa tipologia di home office.
Personalmente lo descriverei come un sistema integrato non a vista. Esternamente, infatti, si presenta in linea con il resto del mobile, non fosse che un paio di ante aprono improvvisamente lo spazio a un angolo studio completamente attrezzato.
Il wardrobe study, infatti, a differenza del singolo “desk” può comprendere scaffali, mensole, mobili contenitori. Si tratta, di fatto, di una piccola “postazione da ufficio”, con l’unica differenza che qui il confine entro cui muoversi/ espandersi è definito dal resto del mobile, senza possibilità di estensioni.

I sistemi che maggiormente preferisco sono quelli in cui vengono lasciati 2-3 moduli alla scrivania e le ante si possono aprire completamente, in modo scorrevole o rientrando ai lati.


Sistemi trasformabili: i pivot desk e i sistemi “stand alone”
Esistono in commercio molti sistemi che nascono per diventare piani di appoggio dopo essere stati trasformati. Nella loro conformazione quotidiana sono chiusi o impacchettati, ma con poche mosse si possono trasformare in piani di lavoro a tutti gli effetti.
Nel pivot desk ha in genere le sembianze di una libreria bassa, ma dotata di un piano di appoggio che deve “ruotare” attorno a un fulcro e poi essere “aperto” per aumentarne l’ampiezza. Il piano può avere anche dimensioni importanti, ma in genere si tende a mantenere profondità contenute per evitare che il peso diventi eccessivo per consentire la rotazione.


Altri sistemi (che io definisco “stand alone”) non si appoggiano ad un mobile, ma esistono per sè: alcuni sono a parete, altri sono richiudibili, ma tutti necessariamente richiedono una trasformazione per diventare scrivania.
Riporto di seguito alcuni esempi:



Piani di appoggio come accessori: il secrétaire e il folding desk
Il secrétaire è un mobile trasformabile in uno scrittoio: quelli che sono ora in commercio rappresentano di fatto una versione più minimale e con componenti tecnologiche più evolute di quelli che erano a casa dei nostri nonni (ve le ricordate, le consolle con ripiano e cassetti segreti? Quanti ricordi e quante ore trascorse a “giocare a lavorare” su quel piano estraibile!).
Di fatto, si tratta di mobili di cui il piano è un accessorio nascosto, estraibile per il secrétarie e ripegabile per il folding desk.


Quale home office? La scelta parte (anche) dall’ergonomia
Spero che questi contenuti ti siano piaciuti e ti abbiano fatto capire che è possibile realizzare l’home office che fa esattamente al caso tuo.
Le opzioni di scelta come avrai visto sono numerose: alcune più pratiche, altre molto accattivanti dal punto di vista dell’integrazione e dell’arredo.
Nella scelta, ovviamente, uno degli aspetti che va maggiormente preso in considerazione è l’Ergonomia : il nostro home office deve essere un luogo su misura per noi, personalizzabile e adattabile su quelle che sono le nostre esigenze.
Ovviamente anche tutti gli altri elementi di Architettura e Benessere sono preziosi per realizzare il contesto adatto per il nostro benessere e favorire la nostra produttività.
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