Ergonomia: una disciplina a servizio del benessere

Nella mia guida Architettura e Benessere ho estrapolato quelli che, a mio avviso, sono i 7 principali elementi da tenere in considerazione in una progettazione “wellbeing- oriented”. Di questi, nessuno “funziona da solo”: i vari fattori devono essere messi a sistema fra loro per creare il contesto giusto e funzionale al benessere.

Devo dire però che fra questi, ce n’è uno senza il quale non solo non ci può essere benessere, ma non si può nemmeno parlare di Architettura: l’ergonomia.

In questo articolo vi parlo di ergonomia, descrivendo la disciplina e portandovi alcuni esempi pratici che spero vi possano essere utili per creare benessere nei vostri spazi.

Buona lettura!

Fonte: Pinterest

Ergonomia: plasmare l’ambiente costruito

Innanzitutto una breve introduzione su cosa sia l’ergonomia.

Il termine ergonomia (<gr: ergos= lavoro; nomos=norma, regola) definisce una disciplina che riguarda l’interazione tra l’uomo e il sistema in cui questo si trova ad operare. Uscendo dai confini lavorativi, in termini più ampi, con ergonomia si intende la disciplina che studia, progetta e regola l’ambiente che ci circonda per plasmarlo affinchè risponda in modo sempre più preciso alle esigenze umane.

L’ergonomia affonda le sue radici nell’antropometria (<gr: ánthropos= uomo; métron=misura), ovvero la scienza che si occupa di misurare il corpo umano in tutte le sue componenti e nei suoi movimenti. Ed è proprio grazie all’antropometria che si arriva all’ergonomia: ovvero plasmare lo spazio secondo le esigenze fisico/ spaziali di chi lo abita.

Banale, no?! No, proprio per niente: nonostante la nostra esperienza quotidiana, siamo spesso noi ad adattarci alle condizioni dettate dall’ambiente costruito (anche quello che c’è fra le nostre quattro mura!) quando dovrebbe essere invece il contrario.

E, ovviamente, tutto questo ha un peso sulla nostra percezione di benessere quotidiano.

Foto: Pinterest

Ergonomia: 5 piccoli steps verso il benessere

In ambito architettonico, possiamo quindi definire l’ergonomia come la disciplina che plasma l’ambiente a favore dell’uomo, partendo dal corpo umano e dallo spazio di cui necessita per muoversi e operare. Come farla nostra e fare in modo che l’ambiente in cui viviamo sia ergonomico?

Vi riporto quelli che secondo me sono i 5 steps per cominciare a pensare i nostri ambienti come ergonomici e a trasformarli di conseguenza:

1- Saper riconoscere la scomodità.

L’essere umano ha per natura un’elevata capacità di adattamento e tende ad abituare il proprio corpo a situazioni non favorevoli (ad esempio: muoversi in un ambiente saturo di mobili o oggettistica/ adattarsi a percorsi non lineari).

Il vostro corpo si abituerà sicuramente, ma il vostro benessere no!

Prendete nota di quello che vi ostacola nel vostro svolgere azioni quotidiane e cominciate a pensare a come si potrebbe migliorare la situazione. Con buona probabilità la prima risposta che vi darete comincerà con :”Se ci fosse dello spazio in più…”. Fermate tutto e passate al punto 2.

2- Capire che non sempre “lo spazio in più” è la chiave giusta dell’ergonomia!

Lo spiego brevemente qui, avremo modo di tronarci in futuro. Ci sono delle condizioni in cui oggettivamente lo spazio non è sufficiente e per riconoscere queste situazioni ci viene in aiuto la normativa. Un esempio? Il DM/75 ci dice che la minima superficie per una stanza doppia deve essere di 14 mq, quindi, se cerchiamo di far stare 2 letti in una stanza da 10 mq, ovviamente sappiamo che ci staranno, ma a discapito di qualcosa.

Sono moltissime le situazioni in cui, invece, lo spazio sarebbe anche adeguato al numero di persone che vi abitano e alle loro esigenze, ma semplicemente dovrebbe essere organizzato in maniera diversa, ottimizzando gli spazi e anche rinunciando a qualcosa.

Qui tocco un tasto dolente, lo so: il concetto di possesso è abbastanza diffuso nella nostra società e non è facile cambiare abitudini, ma credo valga la pena di fare un tentativo in virtù del benessere che ne possiamo trarre.

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3- Saper riconoscere gli spazi che ci fanno stare bene.

Piccolo esercizio che mi ha cambiato la vita: un Professore dell’Università una volta ha richiesto a noi studenti di portarci sempre dietro un metro avvolgibile da 3 mt e di misurare con quello tutto il mondo, letteralmente! Prendere misure di tutto ciò che utilizzavamo: dal tavolino del bar, allo spazio per allungare le gambe seduti sul treno, dall’altezza del piano cottura a quello del water in bagno, all’altezza dell’interruttore. Annotarci, se possibile, se lo trovavamo comodo per il nostro corpo e se avremmo desiderato qualcosa di diverso. Per me è stato così illuminante che ancora oggi porto sempre con me un metro, anche se su molte misure ormai vado a occhio.

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4- (per chi ha un cantiere aperto) Non è mai troppo presto per cominciare a immaginarlo finito!

Che si tratti di una ristrutturazione o di un interior di una nuova costruzione, quando si progetta la distribuzione interna di locali è importante cominciare fin da subito a immaginarli con quello che sarà l’arredamento finale.

Sottolineo: da subito.

Perché dico questo?

Perché se ergonomia è plasmare l’ambiente, plasmiamolo nel momento giusto, in modo da creare la perfetta sintonia fra i muri, gli arredi e lo spazio di cui abbiamo bisogno per usufruire di tutto.

Un piccolo trucchetto per voi che state definendo l’interior, avete varie proposte e forse le idee un po’ confuse sul risultato: tracciate la sagoma dell’ingombro dell’arredo a terra utilizzando dello scotch di carta, trattando la vostra casa come se fosse una enorme planimetria in scala 1:1! Tracciate in cucina l’ingombro dei mobili e quello del tavolo e posizionateli giusto dove li avete pensati. Ora provate a muovervi nello spazio rimanente, immaginando anche il volume del mobile dell’altezza prevista. Come vi sentite? Partite da qui per continuare a plasmare il vostro ambiente.

5- Non abbiate paura di lasciare qualche area libera.

Le scelte di arredo devono essere commisurate agli spazi che abbiamo a disposizione oltre che alla nostra presenza e alla necessità di muoverci al loro interno.

Nell’idecisione se mettere o meno un mobile in più, giusto per “riempire un angolo” io sono assolutamente per non metterlo. Meglio un mobile in meno e un po’ di vuoto in più per facilitarci nel nostro vivere quotidiano.

Il benessere è anche non dover tenere sempre a mente che c’è il rischio di sbattere addosso a qualche mobile o angolo troppo stretto o faticare per utilizzare ambienti che frequentiamo quotidianamente e in cui dovremmo invece trovare relax.

Il vuoto è davvero funzionale al benessere. Ne parleremo molte altre volte perché è un elemento trasversale nell’architettura in generale e non solo nell’ergonomia.

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Ergonomia e benessere per tutti

Avrete capito che l’ergonomia è un percorso che riguarda voi, il vostro ambiente e i vostri arredi.

Il manuale dei manuali Neufert- Enciclopedia pratica per progettare e costruire, contiene davvero tutto, ma anche i contenuti online si sono evoluti tantissimo nel frattempo, quindi, digitando la domanda giusta, troveremo sempre qualche utile schema da adattare alle nostre esigenze.

Ve ne lascio alcuni, a titolo esemplificativo: questi sono di Arcquigraphi.

Fonte: Pinterest
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Ergonomia e benessere nell’Universal Design

Abbiamo capito che i parametri dell’essere umano sono la misura generatrice delle scelte progettuali che conducono alla giusta spazialità, ovvero quella dimensione che consente a chi lo abita di accedere, utilizzare e apprezzare l’ambiente costruito.

Già. Ma esattamenti di quali parametri stiamo parlando? Quelli che vi ho citato o che si trovano sul web sono parametri definiti su un corpo standard e sono misure minime. Ma siamo tanti, tutti diversi: ogni misura va adattata su ciascuno di noi e sulle nostre diverse esigenze.

In tempi relativamente recenti (la definizione è dell’ EIDD – Istituto Europeo per il Design e la Disabilità ed è datata 2004) si è diffuso il concetto di “Design for All” o di “Universal Design”: una progettazione che tende per misure, spazialità e caratteristiche ad essere accessibile per tutti, senza distinzioni.

Il Design for All è un approccio inclusivo che non pone frammentazioni, nella consapevolezza che tutti possiamo trovarci ad avere improvvisamente necessità di muoverci diversamente nell’ambiente costruito: anzianità, mutamenti del corpo, la nascita di un bambino sono tutti eventi che ci rendono necessaria una spazialità diversa.

Quindi, se è vero che l’ergonomia ha il senso di plasmare l’ambiente costruito alle esigenze umane, è anche vero che in alcuni contesti è meglio essere previdenti e considerare anche i principi del “Design for All” perché possiamo beneficiare in tutto l’arco della vita dell’ergonomia e del benessere.

Fonte: Pinterest

Per approfondire…

Se voleste approfondire i temi relativi all’ergonomia, dall’ambito lavorativo e oltre, vi agevolo il link della SIE (Società Italiana Ergonomia e Fattori Umani).

Spero che l’articolo vi sia piaciuto!

Vi era già familiare il concetto di ergonomia? Lo usate per modificare l’ambiente attorno a voi? Raccontatemi cosa ne pensate!

A presto!

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Arch. Elisa Alfonsi

Mi occupo di creare luoghi per il benessere, sia per il settore pubblico che nel settore privato, con focus in particolare in luoghi per l’ospitalità.

Credo fortemente nel senso di benessere che deriva dal trovarsi nel contesto adatto, in un luogo curato, in cui la bellezza si fonde con la funzionalità.

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