Cucina in open space

Parleremo oggi della tipologia delle cucine in open space, quelle che si configurano come “un tutt’uno” con il soggiorno.

Continuiamo a rimanere nell’ambito delle “cucine piccole”: è ovvio che tra le cucine in open space ci sono anche i saloni enormi, ma sono casi non estremamente diffusi e dedicheremo loro un approfondimento specifico in futuro.

In questo articolo mi riferirò quindi alle cucine piccole inserite in zone living la cui metratura è in linea con gli standard minimi del DM 75 o di poco superiori.

La tipologia delle cucine open space si è molto diffusa nell’edilizia degli ultimi decenni, specie nei condomini o nelle abitazioni multifamiliari, nell’ottica di una ottimizzazione degli spazi abitativi.

Sulla diffusione di questa tipologia ha inoltere inciso sicuramente la tendenza comune a vivere la giornata lavorativa full time lontano da casa, riducendo così l’utilizzo della cucina a una sola volta al dì: ovviamente, di conseguenza, la stanza “cucina” è sembrata sopravvalutata ed è stata ridotta a una zona cottura accorpata al soggiorno.

Si è passati poi al fronte opposto: con la pandemia c’è stato un ritorno agli spazi familiari e anche a riprendere alcune abitudini culinarie che mai avremmo preso in considerazione prima (ad esempio, vi ricordate quando facevamo tutti il pane in casa?!).

Abbiamo di conseguenza ripreso ad utilizzare con più frequenza l’angolo cottura delle nostre cucine open space col desiderio spesso di migliorarne sia la fruibilità sia il rapporto con l’adiacente zona living.

Se sei fra i molti a possedere una cucina open space e desideri valorizzarla, leggi di seguito!

Fonte: Pinterest

Parole chiave: unire e separare

La presenza simultanea di cucina e living permette una maggiore socialità mentre si cucina e allo stesso tempo di vivere più a lungo l’area soggiorno, godere della luce e del comfort di quella che è la zona domestica deputata al relax e all’accoglienza/ convivialità.

Dall’altro punto di vista, proprio per il fatto che l’angolo cottura è un tutt’uno con un’area living, bisogna fare in modo che la cucina risulti adeguata alla sua funzione principale (appunto, cucinare) senza che questa attività renda poco vivibile e fruibile lo spazio della restante zona giorno.

Per me la chiave del benessere in questi ambienti si può riassumere in due gesti, apparentemente opposti ma uniti dalla finalità comune di valorizzare l’intero open space: unire e separare.

L’unità riguarda soprattutto gli aspetti visivi: bisogna creare quella continuità che faccia emergere l’immagine di questo spazio.

Mi riferisco soprattutto ai “richiami percettivi” fra cucina e soggiorno, in termini di forme, stili, materiali. Se lo spazio è unico, anche l’occhio deve percepire unitarietà.

Il consiglio per creare un unico linguaggio è quello di lavorare sulla ripetitività di elementi o materiali attraverso l’estensione della stanza.

Vi stupirò dicendovi che in modo particolare è importante mantenere la continuità del pavimento perché, per forza di cose, sarà uno spazio con più volumi/ arredi che interrompono il sistema, quindi avere un filo conduttore a terra è particolarmente importante.

Va bene interrompere la continuità con un tappeto davanti al divano o con un “tappeto di gres” funzionale alla cucina, ma oltre a queste due eccezioni, è preferibile nonn creare divisioni visive.

In questo caso il richiamo è materico/ cromatico: il verde della cucina è ripetuto nella credenza in soggiorno/ il mobile tv richiama tavolo-sedie-sgabelli e il grigio del top cucina è simile a quello del divano. Il parquet è unico per tutta la stanza. Fonte: Pinterest

La separazione, invece, riguarda due aspetti:

  • gli aspetti spaziali (layout, disposizione dei mobili). In genere in un’open space c’è sempre un elemento di arredo che crea la separazione tra cucina e living: si tratti di un tavolo o della penisola con snack o di qualche elemento di complemento che marca il passaggio tra le due aree funzionali (ad esempio, nella foto precedente è il varco tra cucina e mobile credenza del soggiorno)
  • gli aspetti impiantistici, necessari per fare in modo che l’attività di cucina rimanga comunque compatibile con l’utilizzo del soggiorno. In modo particolare mi riferisco all’estrazione dei vapori di cottura (un tema molto sentito dai proprietari di cucine in open space): l’ideale sarebbe la presenza di una finestra dedicata all’area cucina, per consentire una ventilazione diretta a cui aggiungere una cappa a esplusione d’aria per evitare che i vapori arrivino ai tessili del soggiorno. Un altro aspetto impiantistico importante è quello dell’illuminazione, che va ovviamente calibrata per le due aree funzionali e che determinerà, in modo abbastanza netto, la distinzione fra le due.
Il light design è funzionale a ciascuna area e determina la distinzione di area cucina e area soggiorno in modo decisamente netto. Fonte: Pinterest

Cucina in open space: tanti layout e poche regole essenziali

I layout dell’open space possono presentare una grande varietà di opzioni, quindi non mi è possibile sintetizzarli in pochi schemi funzionali.

La varietà non dipende tanto dalla dimensione o forma della stanza in sè, ma dal numero e dalle dimensioni delle aperture (porte e finestre), la cui presenza determina l’individuazione della zona dedicata alla cucina e di quella dedicata al living. Il piano funzionale della cucina e la parete attrezzata del soggiorno sono i due “elementi fissi”: attorno a questi si può costruire tutto il resto.

Cucina in linea

Inserire una cucina in linea significa avere maggior spazio a disposizione per il living, in quanto tutta la parte operativa si attesta tutta su un’unica parete. Bisogna considerare di “perdere” 65 cm di profondità, ma per il resto lo spazio rimane tutto a favore del resto dell’arredo.

Questa è la soluzione ideale se per chi ritiene importante avere un tavolo a tuttotodondo sempre aperto e si vuole conferire all’open space un utilizzo più favorevole al soggiorno che alla cucina.

In questi casi spesso si ricorre alle “hidden kitchen”: cucine in linea dotate di ante che, una volta chiuse, nascondono perfettamente il proprio contenuto. Possono essere di due tipologie, ma, sia che le ante si chiudano “orizzontalmente” o “verticalmente” il risultato sarà sempre una parete che si armonizza perfettamente nel soggiorno e che non lascia traccia della “parte operativa”.

Hidden kitchen con ante a scorrimento orizzontale. Fonte: Pinterest
Hidden kitchen con ante a scorrimento verticale. Fonte: Pinterest
Ascrivo alla famiglia delle hidden kitchen anche questa che lascia un meraviglioso e silenzioso quadro bianco tra le ante della cucina. Fonte: Pinterest

Cucina a L

Questa tipologia va per la maggiore negli open space perché consente di separare visivamente le due anime da cui questo è costituito.

La cucina a L necessita di un angolo.

Nel primo caso l’angolo è quello che si crea tra due pareti consecutive. In questa circostanza, la parte funzionale si attesta sui muri perimetrali e l’area tra le due serve sia per cucinare, sia per ospitare un tavolo di dimensioni contenute.

In questo caso sarà il tavolo stesso (o una possibile isola) ad essere un punto di cerniera tra area dedicata alla cucina e quella dedicata al soggiorno.

Fonte: Pinterest

Nel secondo caso, l’angolo è quello creato dal piano funzionale, che, girando a 90°, crea una sorta di penisola utile per ospitare lavello o piastra di cottura, ma anche, a seconda dello spazio, estendersi e diventare uno snack o un tavolo.

Questo braccio della cucina diventa il vero separatore tra zona cottura e zona living.

In genere questa soluzione lascia anche lo spazio per alloggiare delle colonne funzionali sulla parete non interessata dalla L: molto utili per contenere il frigo e i forni e aumentano il contenitivo della cucina, permettendo una migliore gestione dell’ordine.

Fonte: Pinterest

Il triangolo funzionale

L’ergonomia è un tema centrale nelle cucine, a maggior ragione se di dimensioni contenute.

Negli anni ’50 era stato diffuso un principio ergonomico (Il triangolo funzionale) finalizzato a ottimizzare i flussi in cucina, migliorare la produttività per chi cucinava ed evitare piccoli incidenti domestici.

Ritengo possa essere utile riproporlo per le cucine in open space con particolare interesse per quelle a L.

Il triangolo funzionale individua le tre attività principali della cucina (cucinare, lavare, conservare) e i rispettivi punti operativi (piano cottura, lavello, frigo) che rappresentano i vertici di un “triangolo operativo”. Secondo il principio, perché sia “funzionale” ciascun lato del triangolo deve misurare almeno 90 cm e il perimetro non deve superare i 650 cm.

Inoltre, aspetto secondo me ancor più significativo, il triangolo non dovrebbe essere interrotto da alcun ostacolo (leggasi: arredo) per evitare di generare conflitti nella movimentazione.

Fonte: Pinterest

La tua cucina è inserita in un open space? Come convive la realtà dell’angolo cottura con quella del living? Quali accorgimenti conoscevi per rendere più felice il confluire di queste due dimensioni?

A presto!

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Arch. Elisa Alfonsi

Mi occupo di creare luoghi per il benessere, sia per il settore pubblico che nel settore privato, con focus in particolare in luoghi per l’ospitalità.

Credo fortemente nel senso di benessere che deriva dal trovarsi nel contesto adatto, in un luogo curato, in cui la bellezza si fonde con la funzionalità.

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