Architettura e benessere: un binomio accertato

Che esista una relazione inscindibile fra l’ambiente costruito e il benessere di chi lo vive e abita è un dato assodato. Numerose ricerche condotte negli ultimi 50 anni e che coinvolgono in maniera interdisciplinare Architettura, Neuroscienze, Urbanistica, Psicologia e Sociologia lo confermano.

Da qui si è creato un ambito di ricerca definito Evidence Based Design (EBD), il cui nome rivela lo stretto legame con l’ambito medico/ scientifico. L’Evidence Based Medicine definisce un approccio alla cura basato sullo studio delle evidenze scientifiche disponibili e declinate poi sul caso del singolo paziente. Secondo l’Evidence Based Design i criteri progettuali si basano sull’uso consapevole di esperienze ambiente/ fruitore pregresse e provate da ricerche scientifiche condotte nell’ambito della struttura.

architettura benessere
Rappresentazione schematica del processo che caratterizza l’Evidence Based Design- Fonte web

Architettura e benessere nell’ambito ospedaliero

Pioniere di questi studi fu Roger Ulrich, studioso che tra gli anni ’70  e ’80 condusse una delle prime ricerche in ambito ospedaliero 1, con uno studio che riguardava pazienti post operatori con condizioni di salute similari ricoverati in due reparti di degenza caratterizzati da stanze simili per dimensioni e attrezzature, ma con condizioni di illuminazione e vista diverse.

Lo studio dimostrò che i pazienti le cui stanze si affacciavano sul verde con una buona illuminazione richiedevano meno antidolorifici e necessitavano complessivamente di un giorno di degenza in meno rispetto agli altri.

Di seguito a questo studio ne vennero condotti molti altri, specie nell’ambito ospedaliero, che riguardano il rapporto tra architettura degli edifici e benessere degli utenti. Si studiò come le strutture possono influire su diversi aspetti:

  • la sicurezza degli utenti;
  • il passaggio delle infezioni;
  • la concentrazione di chi vi lavora;
  • la migliore performance negli operatori riducendo errori e distrazioni. 
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Schema del piano dell’ospedale in cui è stato realizzato l’esperimento condotto dal Professor Roger Ulrich – Fonte RS Ulrich, et al View Trhough a Window May Influence Recovery from Surgery – Science 224, 420 (1984)
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Immagine emblema dell’esperimento condotto da RS Ulrich: la vista sul verde vs la vista su mattoni – Fonte web

Architettura e benessere nel pubblico

“We shape our buildings, thereafter they shape us” questa massima di Wiston Churchill fa il punto sulla Research Question dell’EBD. Quanto e come possono i nostri edifici influire su di noi, sul nostro assetto psicofisico, sulla nostra operatività, sul nostro modus vivendi? Sul quanto, la ricerca è sempre aperta.

L’apporto di ogni nuovo caso studio rappresenta un ulteriore tassello nella conoscenza di una disciplina ancora giovane e con ampio margine di evoluzione. Sul come, gli studi condotti fino ad ora, segnalano già alcuni aspetti a cui prestare particolare attenzione, e tra questi: 

  • apporto di adeguata luce naturale;
  • regolazione della luce artificiale;
  • comfort (aspetti termoigrometrici, ricambi d’aria, insonorizzazione,…);
  • presenza di verde, contatto fisico e/o visivo con la natura, piante o paesaggi naturalistici

Per ciascuno di questi fattori, esistono evidenze testate che dimostrano come questi aspetti abbiano creato un vantaggio da un punto di vista operativo/fisico o psicofisico ai propri utenti.

Di contro, altrettanti studi hanno dimostrato che, in numerose circostanze, errori operativi hanno come sfondo situazioni opposte. Negli spazi mal progettati o poco definiti facilmente si generano le premesse perché l’utente mantenga una scarsa concentrazione e non sia focalizzato sul proprio operato.

Sul piano della salute, altri studi hanno dimostrato come un contesto mal progettato e poco curato sia correlato a una riduzione di sicurezza e benessere. Possono causare aggravamento degli stati di salute, passaggio di infezioni, cadute o incidenti.

La maggior parte degli studi EBD si concentra sull’ambito ospedaliero. Questo perchè è presente un’ utenza fragile che necessita di maggiori controlli e monitoraggi. Ma anche per la presenza di personale con un lavoro che richiede performance elevate e che deve essere messo nelle condizioni di operare al meglio. 

Negli ultimi decenni però gli studi stanno uscendo dal confine ospedaliero. Questo per una maggior consapevolezza della salute nel quotidiano e anche per la necessità sempre più avvertita di benessere e miglioramento della qualità della vita. Le ricerche si sono aperte quindi ad altri edifici. Edifici pubblici, scuole, uffici, aziende, luoghi in cui le persone trascorrono molte ore. Sono luoghi in cui si può misurare l’efficacia dell’operato, i livelli di concentrazione, lo stato di benessere fisico o psicologico dei suoi fruitori. Si possono inoltre valutare le performance operative o, di contro, i giorni di assenteismo o malattia richiesti.

Ciò non toglie che il benessere faccia parte della nostra quotidianità, anche all’interno delle mura delle nostre abitazioni. Queste, da alcuni anni, sono diventate spesso un luogo in cui si svolge sia la vita privata che lavorativa di molti di noi. Una progettazione attenta e consapevole, è una progettazione che tende a migliorare lo standard di benessere quotidiano. Questo è ancora più importante per quella che viene spesso definita “Indoor generation”. E’ questa cioè una generazione che trascorre la maggior parte del tempo entro un confine architettonico definito.

Architettura e benessere nel quotidiano

Il mondo dell’Architettura si muove sempre di più verso questa direzione. Come prova vi è anche la nascita di una specifica certificazione definita WELL Building Standard™.

E’ stata lanciata nel 2014 dal International WELL Building Institute™ (IWBI™) dopo 6 anni di ricerche. Mira a certificare il livello prestazionale in termini di potenziale benessere per gli utenti. Una sorta di LEED (l’ente certificatore è lo stesso, il Green Business Certification Inc), ma finalizzato a misurare la capacità dell’edificio di “produrre benessere” per chi lo abita.

Il protocollo individua categorie “Concept” da introdurre nel progetto (Aria, Acqua, Nutrizione, Luce, Movimento, Comfort Termico, Suono, Materiali, Mente, Comunità). Ad ognuno di questi viene attribuito un punteggio per lo specifico edificio. La somma dei punteggi ottenuti qualifica l’edificio in termini di livelli (Silver- Gold- Platinum).

architettura benessere
Protocollo Well – Well Building Standard 10 concepts e livelli raggiungibili- Fonte https://www.wellcertified.com/

Archiettura e benessere ogni giorno, ovunque

Tutto questo è prova del fatto che il mondo dell’Architettura sta cambiando i suoi paradigmi e il benessere sta diventando un elemento centrale dell’operare progettuale.

Assodate e mai superate le firmitas, utilitas, venustas, di vetruviana definizione, che ad oggi costituiscono ancora la base dell’Architettura, introiettata la necessità di sostenibilità e di efficientamento energetico, oggi si può dire che si sta facendo spazio una nuova categoria, quella relativa al benessere di chi abita e vive l’edificio, ad uso, ovviamente, di chi opera una progettazione consapevole e attenta.

  1. Ulrich S R.View Through a Window May Influence Recovery from Surgery, PubMed, May 1984 https://www.researchgate.net/publication/17043718_View_Through_a_Window_May_Influence_Recovery_from_Surgery
    ↩︎

A presto!

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Arch. Elisa Alfonsi

Mi occupo di creare luoghi per il benessere, sia per il settore pubblico che nel settore privato, con focus in particolare in luoghi per l’ospitalità.

Credo fortemente nel senso di benessere che deriva dal trovarsi nel contesto adatto, in un luogo curato, in cui la bellezza si fonde con la funzionalità.

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