Uffici e città negli ultimi secoli

Negli ultimi secoli i luoghi di lavoro sono stati un elemento determinante per la conformazione delle nostre città, che portano tutt’oggi impressi nel tessuto urbano e viabilistico i segni di una crescita finalizzata a concentrare il lavoro in zone ben definite e a consentire alle masse di raggiungerle quotidianamente.

Gli effetti sono ancora visibili nei nostri quotidiani scenari urbani e periferici dove coesistono grandi lasciti (come ad esempio le città giardino dei primi del 900) e grandi strascichi: interi quartieri direzionali, attivi solo nei giorni lavorativi e città fantasma nei rimanenti, diventati, insieme alle aree produttive, il criterio organizzatore della viabilità e, tavolta, della forma stessa della città. 

Uffici e città negli ultimi secoli

Questo sistema, giunto al limite ormai da parecchi decenni, sta progressivamente mutando per una crescente esigenza manifestata da cittadini di vivere in contesti migliori: più sicuri, più verdi, più connessi, meno congestionati. L’obiettivo è una transizione verso la Smart City con interventi sistemici e multisettoriali favoriti dalle nostre governance (ad esempio: i finanziamenti stanziati all’interno del Programma Horizon Europe per il 2022-2023) (1).

All’interno di questo quadro politico e strategico, che però necessariamente richiede interventi strutturati e di non immediata realizzazione, si inserisce sempre più forte la richiesta del singolo di miglior qualità di vita e benessere. La richiesta di miglioramento, di nuovi ritmi e di nuove modalità, è latente da tempo, ma forse proprio l’esperienza Covid è stato un acceleratore di queste nuove esigenze.

E, se c’è forse una cosa buona che questa drammatica esperienza ci ha lasciato, è che una parziale inversione di tendenza nel nostro quotidiano è possibile. Lo smart working non solo è stato sdoganato, ma, a seguito della pandemia, è divenuto per molte società un modus lavorandi da adottare per molte categorie di lavoratori.

Questo perché, dove il settore lo consenta, lo smart working rappresenta un taglio ai costi fissi della struttura (ad esempio, molte aziende hanno adottato il sistema di una scrivania ogni 5 impiegati, che la occupano a turno un giorno alla settimana) e permettono alle aziende di avere strutture più piccole, snelle e flessibili. E dipendenti in grado di ottimizzare i propri tempi, azzerando per buona parte degli spostamenti quotidiani e ciò che questi comportano. 

Quali sono le ricadute su scala urbana di queste scelte? Una riduzione della congestione nella viabilità, in primis, ma anche la possibilità di ripensare quartieri che prima erano a destinazione solo direzionale, di rivitalizzarli con una rigenerazione mixed-use e di rimettere in gioco ampi spazi della città.

Quindi, da un lato, meno zoonizzazione e disconnessione sociale, ma al contempo anche l’apertura verso nuove scelte e stili di vita, come il cosiddetto “City quitting”: la scelta di insediarsi in zone rurali o montane, dove il costo degli immobili è più contenuto e dove è possibile perseguire un work-life balance in un contesto più salubre e a maggior contatto con il verde. “La città senza uffici” è una provocazione, ma anche il titolo di un interessante articolo dell’arch. Paola Pierotti (Millionaire, Nov. 2022): quale il futuro si prospetta per i luoghi di lavoro nelle nostre città? Quali saranno le esigenze più sentite dalle aziende?

Sicuramente la necessità che i luoghi di lavoro siano più prossimi ai punti nevralgici della mobilità, tra cui il circondario delle stazioni (o le stazioni stesse, come dimostra il progetto di recupero dei Magazzini Raccordati, sotto la Centrale di Milano) e soprattutto la possibilità che i luoghi di lavoro siano flessibili, adattabili e facilmente interconnessi. 

Tutto questo fino a quando il Metaverso non entrerà a far parte del nostro quotidiano: allora, assicurano i fondatori del Festival Utopian Hours di Torino Luca Ballarin e Giacomo Biraghi, le città saranno messe in gioco in una maniera ancora oggi non immaginabile…

A presto!

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Arch. Elisa Alfonsi

Mi occupo di creare luoghi per il benessere, sia per il settore pubblico che nel settore privato, con focus in particolare in luoghi per l’ospitalità.

Credo fortemente nel senso di benessere che deriva dal trovarsi nel contesto adatto, in un luogo curato, in cui la bellezza si fonde con la funzionalità.

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